giovedì 28 dicembre 2017

Sulla cima di Punta Zumstein, Monte Rosa

La Capanna Margherita e Punta Gnifetti, 4553 m., da Punta Zumstein

Dalla cima della Punta Zumstein, 4563 m., vedo il crinale che si allunga verso Punta Gnifetti e la Capanna Margherita. La raggiungerò tra poco per guardare il tramonto e passarvi la notte.

Punta Dufour, 4634 m., da Punta Zumstein
Circondata dai picchi del Monte Rosa, ecco davanti a me e di fronte a Punta Gnifetti, Punta Dufour, 4634 m., la cima più alta del massiccio.

martedì 28 novembre 2017

Jungfrau

Il cielo è ancora buio, una notte d'estate che ancora non ci pensa di svegliarsi. Ma il rifugio brilla di luce che punge gli occhi arrossati di sonno e di aria sottile.

Sono debole perché ieri ho mangiato troppo poco, avevo lo stomaco chiuso, ma sto molto meglio e mi reggo salda in piedi.
Usciamo sul ghiacciaio, noi, come tratti di unione tra il gelo bianco e compatto e il blu cupo rarefatto.

venerdì 27 ottobre 2017

Arrivata al passo Tahilt, butto lo sguardo nel cielo. Spazi aperti, si può correre liberi. Qualcuno sta attraversando la valle, in fila tranquilli al passo del sole.
Montagne e orizzonti.
Dal passo Tahilt, nell'Altai Tavan Bogd, Mongolia
Altai Tavan Bogd, Mongolia

Naadam - La corsa a cavallo
Giorno di Tosatura in Mongolia
Naadam - Le gare di lotta

lunedì 25 settembre 2017

Visioni d'Islanda

In Islanda

Orizzonti piatti e lontani, corro sui prati lavici e sul mare e ancora vado, oltre le montagne. Case basse tra il chiasso degli uccelli che cercano, o forse solo si dilettano con il vento.

Camminando lungo la costa
Una bocca sul mare e sul cielo, la bocca del mare e del cielo. Anch'io ho qualcosa da dire e da ascoltare.


Ascoltando il cielo e il mare
Docili e piccoli, monto in groppa a uno grigio dalla criniera più  scura e, centauro, mi fondo al suo movimento fluido, leggero e al contempo energico.

Cavalli islandesi, pronti per una galoppata
Il mare mi strapazzava e mi riempiva di doni, i suoi cristalli ancora mi fanno brillare.

Ricordando il mare

martedì 29 agosto 2017

Mönch

Mönch a sinistra e Jungfrau a destra da Kleine Scheidegg
Da Kleine Scheidegg quattro alberghi, due bar e un paio di negozi di souvenir raggiungibile soltanto in treno e punto di partenza di innumerevoli sentieri, un altro treno sale verso i ghiacciai, fino alla Jungfraujoch. Siamo gli unici passeggeri con zaino e piccozza tra una folla di persone perlopiù dai tratti asiatici che vuole raggiungere i 3500 metri del ghiacciaio e farci una passeggiata.

Fino a una quindicina di anni fa, chi sbarcava sul ghiacciaio della Jungfrau poteva appena averne un assaggio, qualche passo sulle nevi senza superare le corde che delimitavano una piattaforma. Ed era emozionante per chi mai aveva messo piede su un ghiacciaio!

Oggi la Jungraujoch è diventata un luna park che risponde solo all'avidità del business. A 3500 metri, un controsenso di negozi, ristoranti, bar, una teleferica lungo cui scivolare attaccati con un'imbragatura per "ammirare il paesaggio", così declamano, e da cui partono grida e risate da ottovolante. E la camminata di tre quarti d'ora in piano e proprio sul ghiacciaio per raggiungere il rifugio del Mönch e lì sorbirsi una qualche bevanda venduta a peso d'oro e servita maleducatamente.

Ne avevo un ricordo diverso e oggi, raggiuntala, me la lascio alle spalle, diretta – mai allora l'avrei immaginato – al Mönch.
Il tracciato sul ghiacciaio che conduce dalla stazione della Jungfraujoch alla partenza per il Mönch e al rifugio
Per una mezz'ora ancora ci mischiamo ai visitatori di giornata su quello stesso cammino verso il rifugio, ma ci fermiamo alla bandiera svizzera che segna la deviazione per la grande montagna.
L'imbocco della via per il Mönch
La giornata è bella dopo le piogge e nevicate di poche ore fa. Fissati i ramponi, guardo il cammino dinanzi a noi e respiro profondamente per partire.

Il cammino è vario: un tratto sul ghiacciaio ci porta alle rocce e cominciamo ad arrampicarci sulla cresta. Pietra e poi neve e quindi ancora pietra. Ci sono poche cordate oggi e procediamo tranquilli.


Tra nevi e rocce verso la cima
Tra spinte di gambe e tirate di braccia, passaggi su rocce innevate, poi neve, poi roccia, fatico sì, ma è un piacere. Non c'è noia, c'è energia vibrante e c'è bellezza.


Si sale (foto by Marc)
Raggiungiamo così la cresta sommitale, una lama innevata da percorrere. La mia attenzione è concentrata ancora di più su ogni passo, su ogni dettaglio di passo che deve essere preciso e solido. Respiro e cammino tranquilla e allerta.
Non guardo, né sono tentata di guardarli, i dirupi ai miei lati per non distrarmi, il mio sguardo è focalizzato su quella striscia sottile che sento consistente sotto a ogni passo: il mio pensiero scorre insieme al mio corpo su di essa, sostenendolo.


Sulla cresta sommitale, mi volto a guardare il cammino percorso

Incrociamo un gruppo in discesa e cautamente scendiamo di qualche centimetro passando accanto a loro che intanto si sono fermati e, immobili, ci lasciano sfilare.

La cima è breve con un piccolo piano. Siamo soli per qualche minuto sopra i ghiacciai e tra i picchi.

Dalla cima del Mönch, 4107 metri, vista della Jungfrau
Il ghiacciaio dell'Altesch dalla cima del Mönch
Quando arriva un'altra cordata di tre persone, ci dobbiamo spostare e stringere in quel poco spazio.

Pieni di montagne attacchiamo il ritorno.

In discesa lungo la cresta
Di nuovo il passaggio a fil di lama nel silenzio che la concentrazione crea.

Poi la discesa sulle rocce e il breve tratto fino alla bandiera.

Ritornati alla base del Mönch, raggiungiamo il rifugio poco distante

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